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L'intervista, Emore Cauti: "Gestirei Ortona come fosse la mia azienda"


Concludiamo il nostro ciclo di interviste ai capigruppo in consiglio comunale con Emore Cauti, il quale, ricordiamo, era stato scelto come assessore al Bilancio e ai Lavori pubblici nell'ipotetica giunta Marchegiano. 34 anni, consulente finanziario, da quattro anni esercita la libera professione per conto del più grande organismo a struttura cooperativa del Centro-Sud Italia che svolge attività di garanzia collettiva per agevolare le piccole e medie imprese nell'accesso al credito bancario. Laureato in Economia e Management presso l’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, ha alle spalle una lunga militanza nel mondo dell’associazionismo a tutela dell’ambiente e del territorio. Candidato nella lista Ortona Cambia, è risultato il più votato della coalizione con 172 preferenze.

Prima di questa esperienza politica, ti sei fatto conoscere ad Ortona per aver condotto alcune battaglie in difesa dell’ambiente, prima tra tutte quella del Centro Oli. Quanto è stato importante per te quel periodo?

C’è stato un momento storico in cui sembrava che, mentre in altre realtà progetti come PetCoke e discarica di amianto venivano bocciati a priori, ad Ortona si potesse fare tutto, quasi come se la nostra città fosse terreno fertile per imprenditori del settore. Per quanto riguarda la vicenda Centro oli, che mi ha visto protagonista tra i giovani, è stata una vicenda lunga e molto complessa il cui iter era sostanzialmente concluso. C’è stata una vera e propria battaglia politica, quando poi personalmente nel 2007, insieme ad altre quattro persone, mi sono recato dall’allora assessore regionale. La prima risposta è stata ovviamente di non poter fare nulla ma quando, successivamente, con il passare di anni, abbiamo portato 40 mila persone a Pescara in piazza, si è fatto invece a gara per chi volesse diventare il paladino di questa battaglia a livello politico. Per comprendere appieno il livello istituzionale raggiunto, ricordo quando membri del nostro comitato ebbero un contatto con l’entourage dell’allora Presidente del Consiglio Berlusconi. Fu così che, durante un viaggio di rientro in Russia, Berlusconi stesso scelse di atterrare a Pescara per fare un intervento nel comizio di chiusura di Giovanni Chiodi durante la sua campagna elettorale per la carica di governatore della Regione. La prima cosa che disse una volta salito sul palco, fu: “il centro oli ad Ortona non si farà”. Questo e quello della sanità, infatti, furono i temi di quella campagna elettorale. Allora riuscimmo a far capire agli abruzzesi in generale che il progetto non riguardava solo Ortona ma che l’Eni aveva in Abruzzo l’idea di una “regione petrolifera”. Se penso alla potenza e alla diffusione dei social, oggi sarebbe stato molto più facile sensibilizzare l’opinione pubblica. Tuttavia, quel passaparola e quel contatto diretto c’è stato, in parte, anche nel lavoro fatto per la campagna elettorale a sostegno di Giorgio Marchegiano. Vivendo la città, incontrando ed ascoltando gli altri candidati, ho avuto, infatti, subito l’impressione che questi fossero in qualche modo scollegati dal tessuto locale, come il voto, non a caso, ha poi dimostrato. Non solo per deformazione professionale ma per piacere personale, amo molto relazionarmi con tutte le tipologie di persone e confrontarmi con loro apertamente. Tutto questo di sicuro mi ha fatto subito capire che arrivare al ballottaggio era alla nostra portata.

Cosa resta di quella battaglia contro il Centro Oli? Cosa ti ha spinto poi a candidarti anni dopo?

La battaglia che ho condotto senza mezzi termini è stata molto pesante, sia come stress psicologico che fisico. In tutto questo tempo da me speso ho notato come una certa politica sia poco capace di prendere decisioni in tal senso. Io penso che la politica o chi si candida per fare politica debba avere la responsabilità di fare delle scelte. Ad un certo punto sembrava quasi che tutti fossero contro il Centro oli ma che nessuno potesse fare nulla. Con la nostra azione, e i fatti ci hanno dato poi ragione, abbiamo dimostrato che in realtà non era così. È proprio perché amo la mia terra e perché in questo momento della mia vita sentivo di poter sottrarre dalla vita privata e dal lavoro del tempo personale, che ho scelto di offrirlo alla collettività candidandomi.

Ci sono ancora secondo te battaglie ambientali analoghe da portare avanti sul nostro territorio? Pensiamo, ad esempio, al deposito di Gpl.

Per quanto riguarda il GPL, l’iter è molto meno avanzato rispetto a quello che fu per il Centro oli. Inoltre il recente parere da parte dell’Autorità Portuale di Sistema ha rilevato incongruenze che erano palesi sul progetto iniziale. Credo quindi che la palla sia ancora al centro e non si tratti di una battaglia persa, anzi a livello di iter autorizzativo ci si può ancora lavorare. Ciò non significa abbassare la guardia o assistere passivamente alle eventuali integrazioni che la ditta può presentare a livello progettuale. Ma una bocciatura così forte e un iter ai primi passi rendono sicuramente la cosa molto più gestibile a livello amministrativo.

In questi giorni è nata la vostra associazione, “Abruzzo Lab”. Che obiettivi avete? E perché avete deciso di dargli un taglio regionale piuttosto che cittadino?

Perché abbiamo la volontà di non chiuderci in noi stessi e di non porci dei confini. Ciò che ho detto in campagna elettorale è sostanzialmente quello che penso nella vita: chiudersi ed arricciarsi in sé stessi e in questo caso nella propria città, è un limite che la politica in questa cittadina ha sempre avuto. Forse è anche per questo che adesso ci troviamo in una situazione così critica. Chiamare un’organizzazione culturale e politica “Ortona Lab” e magari invitare il mio collega di Lanciano a tesserarsi non avrebbe avuto molto senso. Vogliamo far sì, infatti, che con questa associazione possano invece avvicinarsi, frequentare ed apprezzare Ortona anche personalità distanti. Possiamo fare questo solo organizzando eventi ed approfondimenti non solo attinenti ad Ortona ma all’Abruzzo in generale. Immagino, per esempio, un calendario di manifestazioni non solo ortonesi ma di più ampia veduta, magari con collaborazioni di comuni limitrofi come Francavilla o Lanciano, creando così una rete e una sinergia che può solo che essere positiva per tutto il territorio. Ci credo molto perché un’associazione che abbia l’ambizione di fare tante cose che vanno oltre la politica, ma con la politica, e che in questo abbracci i giovani, non c’è ad Ortona. Abbiamo già pensato di organizzare, ad esempio, un’area all’interno della nostra sede come ufficio adibito al co-working che chiunque voglia tra gli associati potrà sfruttare per i propri impegni. Inoltre abbiamo in mente di sviluppare approfondimenti politici su tematiche da dibattere “pre-consiglio”, dialoghi con esperti, accoglimento di proposte dalla città da proporre poi in consiglio, e molto altro ancora.

Nella giunta Marchegiano saresti stato assessore al Bilancio e ai Lavori pubblici. Quali pensi siano le priorità di Ortona in questi ambiti?

Purtroppo Ortona, come ho avuto modo di verificare dai documenti contabili, da sempre non è stata amministrata da “buon padre di famiglia”. La prima cosa da fare è una ricognizione dei costi e delle possibili entrate. Riguardo i costi, ad Ortona ci sono una serie di sprechi e non c’è un “centro di costo” che possa aggregare all’interno di sé tutte le spese che l’ente sostiene. Con il “centro di costo” si potrebbero abbattere notevolmente sia i costi ordinari che quelli straordinari. È un elemento fondamentale che molto spesso le aziende hanno ma che gli enti locali invece ignorano. Ovviamente questo comporterebbe uno sforzo maggiore da parte dell’assessore che dovrebbe vigilare affinché la macchina amministrativa, svolga i propri ruoli come farebbe un “buon padre di famiglia” e, ove non vi siano le necessarie competenze, dovrebbe supportarli in tal senso. Allo stesso modo bisogna fare per i ricavi. Pensate che il comune di Ortona ha grosse difficoltà nella riscossione dei tributi, ed ha ad esempio delle concessioni stipulate 30 anni fa che non sono mai state ritoccate o aggiornate ai prezzi attuali. Da qui si deve ripartire e questo sarebbe stato il primo passo fatto da me nel mio primo giorno d’insediamento.

Proprio nell’ultimo consiglio comunale hai contestato duramente le scelte fatte dall’amministrazione nel piano triennale finanziario. Puoi sintetizzarci la motivazione di quei tuoi interventi rivolti all’assessore Falcone?

Il discorso affrontato in consiglio comunale si articolava su due punti: uno sul piano finanziario triennale e, nell’altro punto all’ordine del giorno, su una lettera inviata dalla Corte dei Conti relativo al bilancio della passata amministrazione. In quella lettera, che possiamo definire di “richiamo”, si invitava l’ente a modificare il suo modus operandi gestionale a livello finanziario ovvero, a ridurre al massimo l’anticipazione di cassa, in quanto strumento potenzialmente pericoloso ed oneroso. Nel piano triennale proposto dalla nuova amministrazione, invece, denunciavo a riguardo, il ricorso ad una eccessiva anticipazione di cassa e la scrittura di stime approssimative, che invece devono essere attendibili, soprattutto se riferite alle entrate. Se vengono fatte delle stime su immobili, all’interno del piano triennale, con analisi fatte quattro-cinque anni fa dalla passata amministrazione, chiaramente queste non possono essere attendibili ad oggi. Di conseguenza, se l’equilibrio di bilancio viene garantito da stime non più congrue con i tempi attuali, si rischia di commettere un grave errore, oltre un enorme danno a livello economico. La stessa Corte dei Conti poi nel punto successivo, ci richiamava a non gestire la finanza comunale abusando dell’anticipazione di cassa. Il piano finanziario, che doveva essere approvato entro il 30 settembre, deve avere gambe per stare in piedi e camminare, altrimenti si rischia di fare soltanto un mero adempimento burocratico.

In larga scala il cittadino comunale percepisce che la cassa comunale sia povera di risorse. Da ipotetico assessore al bilancio avresti avuto una strategia per una amministrazione efficiente?

La situazione dell’ente più o meno la conoscevo. I miracoli non può farli nessuno e sarebbe intellettualmente disonesto se dicessi il contrario. Però, a mio avviso, lavorando seriamente, a tempo pieno, molto si può fare, di questo sono convinto. Non si può pensare di raddrizzare la rotta dell’amministrazione a tempo perso e senza le adeguate personalità.

Personalità che secondo te quindi non ci sono?

Vedremo. Per quel che noto quando frequento il Comune, è un Sindaco un po’ solo e alla ricerca di capitale umano a supporto, quello sì.

Quindi, tornando alla domanda principale, cosa pensi si possa fare di concreto per far respirare le casse comunali?

Vi posso assicurare che già con tre azioni come revisione costante dei costi, un adeguato piano che velocizzi la capacità di riscossione dell’ente e rinegoziando tutto l’indebitamento a medio termine, la situazione migliorerebbe. Per esempio si potrebbe richiedere l’aggiornamento dei prezzi dei locali affittati molto tempo fa. Non farlo comporta una perdita per il Comune e la stessa cosa vale per tutte le concessioni, come anche quelle portuali. Ovviamente, in questi casi si vanno a toccare i privilegi di alcuni. Ma chi, come noi, non ha conti da pagare a nessuno, avrebbe potuto e potrà tranquillamente fare: noi la cambiale non l’abbiamo sottoscritta con nessuno ed eravamo liberi di agire in tal senso. Comunque, dicevo, vi posso assicurare che alla luce dell’esposizione finanziaria globale del comune, con una rinegoziazione si potrebbero sprigionare diverse risorse. In quel caso poi si innescherebbero dei meccanismi virtuosi a livello finanziario che permetterebbero di amministrare con meno tensioni. Questo piano virtuoso potrebbe portare poi a non dover richiedere al contribuente l’addizionale Irpef e allo stesso modo si offrirebbe un servizio diverso, con una prospettiva diversa.

Quindi pensi che sino ad ora il Comune sia stato guidato in maniera poco virtuosa?

Io condanno la non gestione aziendale. Avrei gestito il comune proprio come se fosse stata la mia azienda. Non è inoltre da sottovalutare il capitale umano, che va incentivato e supportato. Sono stato in Comune e molti dipendenti comunali, a mesi dalle elezioni, non avevano ancora conosciuto gli assessori. A mio parere, in un clima costruttivo di collaborazione e di partnership politica con la macchina amministrativa, questa è una grande mancanza.

Sempre a proposito di bilancio, cosa pensi della sentenza Seccia che graverà, secondo alcuni, sulle casse comunali per circa 800 mila euro?

Al momento del bilancio si fa sempre sembrare che i conti siano abbastanza apposto. Di fronte alla sentenza Seccia però, sostanzialmente, c’è solo una cosa da fare a mio avviso: un’azione contro i responsabili, “colpevoli” di aver preso la situazione sotto gamba, anche perché la vicenda parte dal 1989. Il Comune è stato totalmente assente e quest’assenza denota una chiara responsabilità. La questione va segnalata agli enti preposti. Mi auguro, e noi ci batteremo per questo, che chi ha sbagliato venga accertato ed eventualmente punito.

Un aspetto della nuova amministrazione da voi molto contestato è quello dell’addetto stampa. Come avreste gestito la cosa se foste stati voi ad amministrare?

Posso dire ciò che personalmente avevo in mente di fare è, sostanzialmente, quello che hanno fatto altri comuni, fra cui Lanciano. Questi hanno cambiato semestralmente l’addetto stampa, dando così la possibilità a tutti i giornalisti precari all’interno del territorio comunale di fare un’esperienza e di arricchire il proprio curriculum. Sarebbe stata un’occasione per dare spazio un po’ a tutti in una situazione di precariato che la stampa vive e che a mio avviso è assurda.

Un altro tema di attualità è la Zona Economica Speciale. Pensi possa rappresentare, così come viene definita dagli esponenti del Pd in consiglio, una grandissima occasione per Ortona?

Per la mia esperienza, anche politica, posso dire che prima di prendere qualsiasi decisione su questi mega progetti o pseudo tali, bisogna avere le idee chiare. Perché noi adesso parliamo di una ZES, ma sostanzialmente non sappiamo cosa sia o che idea abbia la Regione su Ortona o il territorio che comprende Ortona. L’unica informazione certa al momento è che per esserci la ZES deve esserci un porto. Per cercare di capirne di più mi sono recato, a settembre, a Pescara, quando c’era il Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno De Vincenti, ovvero l’ideatore della ZES. Oggi è la Regione che deve indicare ai ministeri preposti quale sia il proprio progetto di ZES. Non capisco quindi di cosa noi dovremmo discutere in Consiglio. Quando la Regione inviterà Ortona a partecipare ad un tavolo esponendo un progetto che chiarisca quale sia l’esatto perimetro ed il genere di attività che vi insisteranno, allora si potranno fare delle serie ed utili valutazioni.

Quindi, secondo te, perché il Partito Democratico ha deciso di portare in Consiglio una delibera sulla ZES, salvo poi ritirarla?

L’impressione che ho avuto io dal Ministro è che su Ortona non ci sarà una ZES. Non ho sentito parlare di Ortona legata alla ZES. Quindi non capisco secondo quale logica portare una delibera del genere in consiglio comunale. Al momento c’è solo la voglia politica di sfruttare questa opportunità, che non ancora viene calata sul territorio tramite progetto.

Però, almeno teoricamente, pensi possa essere un’opportunità per Ortona?

Per ora, in linea concettuale, la ZES è presentata come un incentivo per le aziende che potranno investire risparmiando in tassazione, soprattutto sul porto. Però riguardo lo sviluppo portuale, pensate che mio padre, che ha quasi 70 anni, ricorda che da quando era bambino, nelle campagne elettorali si diceva che il porto di Ortona sarebbe stato l’elemento che avrebbe fatto risorgere Ortona e avrebbe stravolto l’economia ortonese. Oggi in ogni campagna elettorale continuo a sentire la stessa cosa. Quando la Regione ci renderà partecipe di come ha pensato di calare la ZES sulla realtà di Ortona allora valuteremo.

La paura della maggioranza è quella di essere scavalcati, di affidare il tutto a un comitato esterno che si occuperà di Ortona non appartenendo ad Ortona. Cosa ne pensi?

Questo, a mio avviso, è un aspetto egoistico. È normale che quando si istituisce una ZES ci sia un comitato che ne gestisca i procedimenti, in cui ci sia un’autorità portuale, un membro della Regione e un membro designato dal ministero. È normale che il Sindaco su quell’area non abbia più i poteri canonici. Se le attività che vi insistono sono attività compatibili con il territorio, personalmente non ho nessun problema. La mia preoccupazione semmai nasce dal fatto che accettare la ZES a scatola chiusa sia una follia, perché all’interno di quella scatola ci potrebbe essere, ad esempio, un inceneritore, o un impianto impattante che non dà nulla alla città, ma che creerebbe solo delle problematiche. Il risparmio in termini di tassazione e lo snellimento burocratico per la richiesta di permessi che la ZES garantisce, per impianti di questo genere è fondamentale. Quindi, ad esempio, chi vorrebbe costruire un inceneritore, lo farebbe ad Ortona, con una ZES, piuttosto che ad Ancona, dove invece impiegherebbe dieci anni e senza avere certezza dell’esito. Con la ZES il progetto si realizzerebbe con metà del tempo e metà delle tasse.

In una lettera distribuita alla stampa, Camillo D’Alessandro ha proposto di realizzare una passeggiata sul mare contestualmente ai lavori di completamento della diga foranea. Qual è la tua opinione a riguardo?

Sostanzialmente parliamo di proclami pre-elettorali. Un comunicato fatto su Facebook o un articolo a mo’ di propaganda lascia il tempo che trova. Nel momento in cui ci sarà un progetto con pareri di esperti, lo commenterò. Per ora faccio solo una riflessione: negli anni quanti soldi sono stati investiti nel porto di Ortona e quanti sono tornati indietro? Molte volte capita che il politico di turno voglia lasciare il segno o quantomeno far vedere almeno che si è impegnato per il territorio. E in questo modo di fare non vedo un progetto ma azioni singole di questo o quel politico che nel momento in cui si avvicina la competizione elettorale cerca di mettersi in mostra. Per quanto riguarda questa proposta, la trovo molto confusionaria e molto social. Non ho ad oggi elementi per commentare, non trovo uno studio a monte.

Restando sul tema-porto. Perché secondo te non riesce ad esprimere il suo potenziale?

Purtroppo lo sviluppo del porto di Ortona è stato sempre trappola del conflitto di interesse. Sostanzialmente se un potenziale investitore avesse voluto insediarsi nel porto, avrebbe trovato, puntualmente, soltanto paletti e barriere all’ingresso. In sostanza, non è stata generata concorrenza. In tanti altri porti, con potenzialità fortemente minori rispetto a quello di Ortona, ci sono stati sviluppi importanti, qui invece no. La mia chiave di lettura è che ci sia stata la volontà politica, precisa, di non far sviluppare Ortona. La vecchia politica, la vecchia scuola, basava il consenso sul bisogno: se ho bisogno mi rivolgo al politico, se non ho bisogno no. Quindi, per legittimare il potere del politico di turno, bisognava creare il bisogno.

Passiamo all’ultima tematica, quella dell’internazionalizzazione. Quanto è importante per te l’Unione Europea in ottica locale?

Bisogna guardare il lato positivo delle opportunità che crea l’Europa per un’amministrazione locale. Si possono sviluppare una miriade di progetti a costo zero per la collettività. I fondi ci sono, e molto spesso l’Abruzzo è bandiera nera in questo, perché i fondi arrivano ma non vengono utilizzati, oppure vengono presentati i progetti ma successivamente bocciati perché non rispettano i requisiti minimi per soddisfare la richiesta del bando. Vorrei si attingesse dalle cose positive dell’Europa, che possono dare ad una piccola realtà locale delle grosse opportunità. Come cittadina dovremmo essere estremamente interessati, in quanto abbiamo un porto, un’autostrada, un’agricoltura di qualità, un potenziale turistico inespresso, una zona industriale ed una artigianale, quindi delle specificità tali che permettono di intercettarne in molteplici ambiti i diversi fondi.

Non manca forse oggi nella nostra Città una un ufficio competente nello studio delle opportunità e in grado di intercettare fondi europei?

Assolutamente sì. Oggi come oggi non si possono gestire le finanze a tempo perso non avendo le adeguate personalità. Allo stesso modo non ci si può approcciare all’Europa senza sapere di cosa si parla. Se non si entra nell’ottica che il Comune è un’azienda e quindi deve rispondere a tutti i requisiti che un’azienda attua, non si va da nessuna parte. Non si nota il cambio di passo. Magari si riesce a sopravvivere, ma non basta.

In questo ambito vi sentite, come gruppo, di dare un apporto concreto all’amministrazione?

Nel concreto avevamo già azioni rapide da realizzare anche abbastanza facili. Eravamo già a buon punto ed erano già stati fatti studi e calcoli che ovviamente non abbandoneremo ma piano piano cercheremo di portare in consiglio comunale come consiglieri di opposizione. La città oggi è in una situazione drammatica e se continuiamo a pensare a cosa sia successo prima senza produrre qualcosa di utile per la città, finiremo soltanto per fare la guerra tra associazioni e diversi schieramenti politici. Non farò un’opposizione fine a sé stessa. Quello che dicevo in campagna elettorale lo farò anche da quest’altra parte. Se la maggioranza dovesse proporre qualcosa di buono o avere bisogno del nostro parere noi saremo sempre disponibili.

Che rapporto c’è invece con gli altri gruppi di minoranza, avete delle proposte da condividere con loro?

Cerchiamo sempre di coinvolgere gli altri gruppi di minoranza per renderli partecipi ed essere compatti nelle decisioni. Così come ci comportiamo con la maggioranza ci comportiamo con l’opposizione. Infatti, su quelle tematiche in cui ritenevamo opportuno batterci abbiamo cercato prima di tutto di coinvolgere la minoranza, proponendo la nostra idea. Allo stesso modo, se gli altri dovessero chiederci supporto per presentare un loro emendamento non ci tireremo indietro, a patto che dietro ci sia un’idea valida e utile per la città.

Qual è il tuo giudizio sull’operato dell’amministrazione Castiglione in questi primi mesi?

Con il poco tempo a disposizione più che un giudizio, che sarebbe ingeneroso per un’amministrazione, posso dare soltanto un’impressione. Le premesse non sono delle più rosee per una serie di polemiche che abbiamo sollevato come le convocazioni e le commissioni. Avrei gradito, ma evidentemente non c’erano argomentazioni politiche, che un’amministrazione appena insediata organizzasse e diffondesse un comunicato alla città per sintetizzare i primi cento giorni del suo operato. Le premesse da cittadini consapevoli sembrano ad oggi disattese. Inoltre non vedo una programmazione e ci sono tematiche importanti che non vengono affrontate e nemmeno discusse. Pensiamo, per esempio, al PRG, che insieme ad altre, rappresentano azioni amministrative importanti di cui purtroppo al momento non se ne sente parlare neppure negli uffici comunali, figurarsi nelle commissioni.

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