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Dragaggio, arriva la tanto attesa sentenza del Consiglio di Stato. Un passo avanti?


Una delle questioni irrisolte più longeve della nostra Città, che resiste al succedersi delle varie amministrazioni, è quella dell’opera di dragaggio del porto di Ortona. Il 12 Aprile c’è stata però una svolta: è stata pubblicata la sentenza del Consiglio di Stato, che ribalta la sentenza del TAR Abruzzo. È stato rigettato il ricorso proposto dalla ditta seconda classificata alla gara d’appalto, la Co.Ed.Mar. S.r.l. a favore della prima classificata, la RTI La Dragaggi.

Cerchiamo di ricostruire le tappe della vicenda che precedono questa sentenza.

La vicenda giudiziaria ha avuto inizio al termine della gara di appalto per l’aggiudicazione del lavoro. La gara fu vinta dalla società RTI La Dragaggi, ma i lavori non presero il via perchè la seconda classificata, Nuova Coedmar Srl, decise di fare ricorso al TAR. Il TAR Abruzzo sezione staccata di Pescara si pronunciò a favore della ricorrente: accolse il ricorso ed annullò l’aggiudicazione dell’appalto per l’affidamento della “Progettazione definitiva, esecutiva e realizzazione di opere di escavazione e approfondimento dei fondali del bacino portuale di Ortona”.

RTI La Dragaggi decise a quel punto di fare ricorso in appello, dilatando così i tempi di stipula del contratto con una delle due ditte e, di conseguenza, l’inizio dei lavori.

Il Sindaco Leo Castiglione comunicò la situazione nel Consiglio comunale del 30 settembre, dichiarando di voler attendere per l’affidamento dei lavori, data la situazione non ben definita. Dura la successiva replica del consigliere di minoranza Peppino Polidori durante lo stesso consiglio, di cui riportiamo un estratto: «Bisogna avere il coraggio di andare avanti e di far dragare il porto, perché il TAR e il Consiglio di Stato non hanno sospeso i lavori. Ci vuole coraggio». Le critiche verso la decisione del Sindaco non mancarono anche nel Consiglio comunale del 17 febbraio, in cui lo stesso Polidori affermò: «Il dragaggio è un fenomeno ordinario nelle altre città, come ad Ancona, allora ci dobbiamo porre una domanda: forse chi doveva fare l’appalto non è stato in grado? » e ancora nel Consiglio comunale del 5 marzo, in cui il Sindaco spiegò che, successivamente, si era presentato anche un altro motivo per temporeggiare: «La proroga da parte del Consiglio di Stato, spostata ad aprile, non è stata mai motivo per non firmare il contratto. Non abbiamo potuto firmare il contratto perché mancavano le autorizzazioni necessarie. Questa è la verità».

Arriviamo a questo punto ad aprile e alla sentenza del Consiglio di Stato.

RTI La Dragaggi, la prima classificata e soccombente nel giudizio di primo grado, presentò ricorso in appello contestando l’accoglimento del primo dei motivi presentati dalla Nuova Coedmar Srl nel ricorso al TAR, ossia la carenza dell’offerta tecnica di RTI La Dragaggi sotto il profilo dello studio di impatto ambientale, in particolare per quanto riguarda la relazione geologica.

La ditta "La Dragaggi s.r.l." durante dei lavori di dragaggio

Nella prima udienza, la Sezione quinta del Consiglio di Stato dispose una verificazione (cioè uno strumento per l’accertamento tecnico nel processo amministrativo) volta a chiarire le carenze progettuali contestate in primo grado, e, per eseguirla, nominò un professore della facoltà di Scienze della Terra dell’Università della Sapienza di Roma, il Prof. Gabriele Scarascia Mugnozza.

I quesiti contenuti nella verificazione erano due:

Al termine della procedura, il prof. Scarascia depositò la relazione tecnica contenente le riposte ai due quesiti:

1. Il progetto definitivo di La Dragaggi contiene le informazioni richieste dalla normativa vigente e può quindi valere come studio di impatto ambientale;

2. Il progetto definitivo è altresì corredato da un’adeguata modellazione geologica, che si riflette sostanzialmente in una relazione geologica.

Alla successiva udienza però, la Coedmar ha esibito un esposto di denuncia contro il verificatore incaricato, attribuendogli presunte condotte penalmente rilevanti nello svolgimento del suo incarico, basandosi sulla circostanza che il file word contenente la relazione finale di verificazione aveva come nome autore (nelle proprietà del file) quello del tecnico di parte nominato dalla RTI La Dragaggi.

Nella terza udienza, dopo aver preso atto dei chiarimenti del prof. Gabriele Scarascia Mugnozza e nelle more degli accertamenti di rito che la Procura della Repubblica doveva compiere sulla base dell’esposto, è stata disposta una nuova verificazione con gli stessi quesiti della prima, incaricando questa volta il Direttore del Dipartimento di Scienze Geologiche di Roma Tre, che tuttavia, non accettò l’incarico, dichiarando di non avere all’interno del Dipartimento professionisti con le specifiche competenze richieste. Venne così incaricato il Direttore del dipartimento di Scienze della Terra di Milano, che inizialmente rinunciò, ma poi, dopo che la Corte investì della questione il Rettore dell’università di Milano, venne finalmente dato l’incarico ad un gruppo di docenti: Giovanni Pietro Beretta, Tiziana Apuani e Marco Masetti.

L’8 Marzo 2018 è stata depositata la relazione finale della seconda verificazione. Bisogna sottolineare però che la relazione della prima verificazione non era stata stralciata dagli atti del giudizio e che il procedimento penale seguito all’esposto presentato dalla Nuova Co.Ed.Mar. s.r.l. era stato archiviato. Le due verificazioni ebbero però un risultato non collimante, per questo la quinta sezione ha dovuto effettuare una valutazione globale di entrambe.

Il risultato della seconda verificazione prevedeva che:

1. Gli elementi contenuti negli elaborati tecnici del progetto della RTI La Dragaggi sono insufficienti per una completa descrizione dell’impatto ambientale;

2. Il progetto definitivo è da considerarsi privo della valutazione geologica.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto però che queste conclusioni fossero inadeguate e che si basassero su valutazioni in astratto. Per questo ha fatto riferimento all’esito della prima verificazione e, alla luce di queste considerazioni, ha accolto l’appello proposto da La Dragaggi. Contestualmente, la Coedmar ha proposto un appello incidentale, reclamando il non accoglimento da parte del TAR Abruzzo dei restanti punti contenuti nel ricorso introduttivo (quello davanti al giudice di primo grado). Questo però non è stato accolto dal Consiglio di Stato sulla base di tutte le considerazioni sopra esposte, rendendo la Coedmar la parte soccombente.

In conclusione: la seconda classificata nella gara di appalto per l’opera di dragaggio ad Ortona, la Coedmar, ha avuto la meglio in primo grado, ma la sentenza di secondo grado ribalta di fatto le sorti della vicenda riassegnando i lavori alla società vincitrice dell’appalto, La Dragaggi Srl.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE. Nonostante i tempi siano stati fortemente dilatati, la prudenza del Sindaco Leo Castiglione sembra essersi rivelata lungimirante. Purtroppo, non sono stati rimossi tutti gli ostacoli che ci separano dall’inizio dei lavori. Bisogna risolvere la questione dell’opposizione del consorzio della “Torre del Cerrano”, che ha intralciato l’iter di autorizzazioni richieste per avviare l’opera. L’opposizione riguarda la destinazione dei fanghi (sabbie) del dragaggio, che dovrebbero essere smaltiti al largo della Torre del Cerrano. La regione sta valutando soluzioni alternative, ma ricordiamo che il progetto iniziale non può essere stravolto, pena l’invalidazione del bando.

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